Challah Ashkenazita (pane ebraico del sabato)
Questa ricetta della challah ashkenazita appartiene alla famiglia di Sandra da generazioni. Sandra è una cara amica di famiglia, una donna risoluta, elegante e generosa, tanto da voler condividere con me e con voi, la sua ricetta e i suoi ricordi legati alla preparazione della challah – il pane bianco a forma di treccia che accompagna lo shabbat, la feste del risposo, che è osservata ogni sabato dal tramonto del venerdì. Sandra, come mio fratello Giancarlo, vive tra Roma e Parigi e gli ultimi avvenimenti politici e l’attacco alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e agli Ebrei, mi ha turbata moltissimo. Probabilmente la preoccupazione è trasparita tanto da indurre Sandra a fare scalo a Milano per trascorrere qualche giorno con noi. Venerdì abbiamo acceso le candele e preparato la challah, ho ascoltato e ricordato, perchè per me è questo che fa il cibo. Unisce.
Sandra mi ha parlato delle tradizioni legate alla preparazioni della Challah, originariamente, e fin quando fu possibile, da questo pane era prelevata la decima (un pezzo d’impasto) che veniva offerta al sacerdote. La tradizione vuole che si prelevi un pezzetto dell’impasto che viene messo da parte, bruciato in forno e non consumato. La challah, pane bianco e soffice dal gusto leggermente dolce, è una delle componenti essenziali del pasto del sabato. E’ a forma di treccia, e sulla tavola se ne presentano due, a misura della doppia porzione di manna che Dio elargiva agli israeliti nel deserto alla vigilia del sabato e delle feste. La preparazione di questo pane e il prelevamento dell’offerta dall’impasto, sono esclusiva incombenza femminile e durante la sua preparazione bisogna avere solo pensieri positivi. Per noi è stato facile.
La Challah, (חלה – plurale, Challot) è un pane tradizionale ebraico a forma di treccia mangiato in occasione dello Shabbat.
INGREDIENTI PER DUE CHALLOT Farina Manitoba 500 gr Lievito di birra disidratato 1 bustina (1 panetto da 25 gr se si sceglie di usare quello fresco) olio di semi di arachidi 40 gr + un poco Acqua 130 gr zucchero 80 gr sale 5 gr uova 2 Semi di sesamo q.b.Prepariamo insieme la Challah Ashkenazita
1
Perchè sia una preparazione Kosher é necessario setacciare la farina. Fatto questo aggiungetevi il lievito di birra disidratato, lo zucchero e il sale, mischiate bene gli ingredienti secchi con una spatola.
se preferite usare il panetto di lievito fresco è buona norma scioglierlo in un poco di acqua tiepida con dello zucchero e aggiungerlo solo dopo aver mischiato bene gli ingredienti secchi
2
Avviate la vostra planetaria con la frusta a gancio a velocità bassa (1) per almeno 4 minuti, incorporatevi l’uovo e l’olio, tranne l’acqua che aggiungerete poco per volta – trascorsi questi aumentate di poco la velocità (2) per 10 minuti questo servirà a rafforzare e sviluppare la maglia glutinica. Al termine l’impasto apparirà compatto ed elastico, questa consistenza renderà agevole lo step successivo che è quello dell’intreccio.
3
Fate lievitare l’impasto ottenuto per 4 -6 ore in una ciotola coperta da pellicola che avrete precedentemente unto e che porrete in un luogo asciutto (in inverno in forno chiuso con la luce accesa)
se non prevedete di preparare la challah subito, fate lievitare l’impasto in frigo per tutta la notte
dopo due ore dall’inizio della lievitazione, prendete l’impasto e sgonfiatelo lavorandolo per pochi minuti, questo servirà a svuotare le sacche di anidride carbonica. Terminata la lievitazione prendete il panetto e sbattetelo con forza sul piano di lavoro leggermente unto d’olio.
4
Dividete l’impasto in due sfere di eguale peso (vi consiglio di aiutarvi con una bilancia) di ognuna formate altre due sfere, alla fine dovete ottenere otto sferette di eguale dimensione e peso. Lasciate riposare l’impasto per 30 minuti prima di procedere a formare dei cordoncini.
5
Formate i cordoncini uno ad uno, senza tirarlo troppo la prima volta. Proseguite così, fermandovi ogni volta che sentite l’impasto tirare, questo vi eviterà di strappare la maglia glutinica e servirà ad ottenere una challah perfetta. Tirate i cordoncini fino a quando non avranno tutti lo stesso spessore di circa un pollice e la stessa lunghezza 50 cm circa.
6
Intrecciate. La Challah potete trovarla con diversi intrecci, molti di questi sono tratti distintivi delle famiglie e si tramandano da generazioni da madre in figlia, noi abbiamo scelto di fare due challot entrambe con il classico intreccio tondo. Accendete il forno a 200° C e nel frattempo lasciate lievitare le Challot – appena intrecciate – coperte da un canovaccio pulito per 30 munuti.
Ricordatevi di intrecciare le vostre Challot non troppo strette, dovranno lievitare ancora e avranno bisogno di spazio per farlo.
Sicchè spiegare l’intreccio risultava più complicato di quanto in realtà fosse, ho optato per il colpo d’occhio e ho scelto di fotografare passo passo i movimenti da compiere. Al termine unite i lati e portateli tutti al centro (E-B + D-G + C-H + F-A)fateli combaciare e capovolgetela, ricordatevi che la parte che prima poggiava sulla base sarà quella che vedrete e sarà quella che andrete a ricoprire di semi.
7
Terminata l’ultima fase di lievitazione è il momento di spennellare le Challot con l’uovo sbattuto, al seguito intingete il dito indice nell’uovo e poi nei semi di sesamo e decorate solo le sporgenze di ogni singola Challah. Ponete sul fondo del forno già acceso una vaschetta (resistente al calore) colma di acqua e ponete le vostre Challot a cuocere per 25/30 minuti o fino a quando non risulteranno dorate. Io ho cotto le mie Challot nelle padelle di ghisa pesante che ho comprato QUI
Il Pane Challah è perfetto anche a colazione e si conserva per due giorni morbido e fragante, ma non credo che lo scoprirete mai è troppo buono e finisce prima! Sono felice di dirvi che la mia Challah è stata scelta per la copertina della rubrica “Let’s Bake” di Expo World Recipe e come copertina della homepage inaugurale di EXPO2015
Shalom aleichem (che la pace sia con te)
HEY YOU…Do you speak English? Do you
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Bellissima la Tradizione, buonissimo il pane!!!
grazie amore
Dai… che onore! sono commossa e ho amato preparare la challah con te, che sei per me come una figlia. Ti abbraccio forte. Baci dalla Ville Lumière
Sandra! aspettami che prima o poi ritorno! ti abbraccio
ho fatto questo pane ieri pomeriggio, lo abbiamo mangiato stamattina a colazione, F A N T A S T I C A !!! grazie mille, sei bravissima.
Carissima Conchita, dai toni entusiastici mi sa che è venuto bene… sono contenta, temo sempre di non essere abbastanza chiara nei passaggi, specialmente quelli particolari come l’intreccio del pane. Ti aspetto per i prossimi post
Riconosco i passaggi di questa ricetta e leggendola mi hanno riportato a casa, l’impasto, l’intreccio, mia madre, Gerusalemme…grazie.
Hamos, il cibo per me è ricordi e sapori che si intrecciano, sono onorata di averti fatto rivivere un bel momento…ti abbraccio
Sono venuta per leggere la ricetta e sono stata rapita dal racconto. Ho letto il post con attenzione e devo ammettere che anch’io ho avuto paura, ne ho ancora. Ma nella famiglia si trova la forza. Complimenti per il tuo blog
Non aggiungo altro alle tue parole. Ti abbraccio e grazie di essere passata.
Questa Challah è perfetta, soffice e meravigliosamente buona, dico la miglire della rete! grande Marsia
La miglire della rete non so, ma mi piace credere che sia così per voi che mi seguite con affetto e costanza! vi abbraccio
Ho trovato questa ricetta (che cercavo da una vita) su EXPO RICETTE e devo dire che è perfetta.
Ne sono entusiasta GianLuca! è una di quelle ricette che amo fare molto spesso. Sono felice che tu la trovi perfetta…la trovo perfetta anch’io
Devo assolutamente fare questa challah. Complimenti
Cara Cristina non te ne pentirai e la amarei al primo morso.
Carissima Marsia, ho tanto cercato la ricetta perfetta della Challah ed ho trovato la ricetta perfetta solo sul tuo blog. Complimenti
Sono onorata. Ne parlammo su FB e ti ringraziai anche l, lo faccio anche qui sul blog. Grazie.
che bella storia, che meraviglia approdare sul tuo blog! ti adoro. Non conoscevo questo pane della tradizione ebraica. Grazie
Felice che tu sia qui carissima Stefania. Ti abbraccio forte