Moda second hand: acquistare e vendere l’alta moda è lussuoso e chic ed ecosostenibile
Acquistare capi e accessori di seconda mano è stato finalmente sdoganato qualche anno fa e oggi è un trend in crescita. Fa bene alle proprie finanze, fa bene al pianeta e alla psiche, sì perché il senso di colpa che attanaglia la maggior parte delle persone (per aver speso troppo per una cosa non necessaria) è ridotto.
Ecco i buoni motivi per amare la moda second hand: dove trovarla e perché no, dove vendere.
Non confondete il second hand con il vintage. Seppur molte cose vintage sono di seconda mano, non sempre le cose di seconda mano sono vintage.
Le fashion addict amano cambiare accessori, gioielli, abiti e scarpe e una volta “postate su instagram” sembrano non essere più interessanti. La moda è veloce, la società lo è, le collezioni moda lo sono e a parte possedere dei veri e propri must have da collezione, tutto il resto può passare dal vostro armadio a quello di un’altra, così facendo con un solo capo saranno felici due donne o forse più…perché no!?
Oggi il second hand è tutt’altro che fuori moda, e anzi è molto più vicino al concetto di lusso che a quello di usato
Acquistare e vendere l’alta moda non è solo una tendenza
Acquistare oggetti, abiti, gioielli e soprattutto borse è una presa di coscienza anche dettata dalla nuova spinta ecologista di questi ultimi anni, oltre che ad una necessità, magari meno nobile, ma di fatto reale e cioè i costi sempre più elevati imposti dalle case di moda. basti pensare che spesso una IT BAG arriva a cifre a più zeri.
Il second hand è una vera e propria macchina da soldi
sorpresi? non dovreste. Il second hand è un segmento che non coinvolge solo le grandi e consolidate piattaforme online come Rebag – Vestiaire Collective – TheRealReal – Rebelle – Fashionphile “costola” della più grande catena di distribuzione luxury degli Stati Uniti Neiman Marcus, che recita: shop, sell, repeat.
Anche Audemars Piguet, marchio esclusivo di orologeria extra lusso, ha lanciato il suo canale second hand. Un nuovo modo di concepire il lusso. per i collezionisti o per chi volesse approcciarsi a questo segmento, con meno audacia da primo acquisto.
Ma non ci sono solo grandi piattaforme online, io ad esempio, compro spesso da Antonella proprietaria e grande esperta di moda che su PESCARA VINTAGE offre una gamma vastissima di accessori, gioielli e abbigliamento di lusso certificatissimo.
Gli oggetti di seconda mano sono redditizi
In questi giorni di quarantena forzata, tutti o quasi, abbiamo messo mano agli armadi e tanti hanno scoperto di possedere cose in ottimo stato che, per svariati motivi, non si usano da anni. La taglia, il modello, il colore, un regalo da una persona che non fa più parte della nostra vita e vogliamo disfarcene.
ecco i principi fondamentali per rimettere sul mercato il nostro guardaroba.
Secondo il decalogo stilato da Vestiaire, bisogna:
Prendersi cura dei propri indumenti conservandoli nel modo giusto (seguendo le istruzioni di lavaggio ed evitando l’asciugatrice);
Imparare a capire quando è il momento di separarti dai tuoi articoli (secondo il principio generale che se non hai indossato qualcosa nell’ultimo anno, è poco probabile che ti venga voglia di indossarlo nuovamente);
Trovare una nuova casa per gli articoli che non usi (recuperando parte del budget rivendendoli);
Rinnovare il proprio guardaroba con altri capi second hand (vendere, ma anche acquistare! così facendo si riducono gli sprechi, l’inquinamento dell’acqua e le emissioni di CO2).
Il detox dell’armadio fa bene al nostro pianeta
Marie Kondo docet. Il decluttering è la nuova frontiera del benessere. Per noi, ma anche per il pianeta. Dati alla mano, una persona compra 30 kg di vestiti all’anno, ciò nonostante meno dell’1% dei materiali è poi riciclato. Il che si traduce in tonnellate di rifiuti, Così ogni nuova tendenza, proposta e creazione lanciata su larga scala porta con sé una quantità impressionante di numeri negativi per l’ambiente.
lo sapevi che la moda si è guadagnata il secondo posto delle industrie più inquinanti del pianeta?
Le prime aziende più inquinanti restano quelle petrolifere e la moda segue a ruota. Un quadro a dir poco allarmante e se non nascerà una controtendenza, come quella promossa in queste settimane da Giorgio Armani ed Elisabetta Franchi, che lamentano troppe collezioni in un anno, (quattro allo stato attuale), la produzione tessile è destinata ad aumentare.
Mentre gli accordi di Parigi impongono di ridurre le emissioni di gas serra del 45% entro il 2030, per non andare incontro ad un irreversibile cambiamento climatico.
dai resta ancora due minuti con me! scopri perché non si dice piacere quando ci si presenta per la prima volta.